Cimiteri Briosi

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Superiamo la diffusa reticenza verso queste eterne e ultime destinazioni di vite più o meno picaresche, introduciamo anche a Verona la moderna e recente moda europea del turismo cimiteriale. Fuggendo dallo spettro della necrofilia, sforzandoci di inoltrarci con animo leggero e giocoso fra le lapidi, indirizzeremo la nostra attenzione all’esperienza di una passeggiata tra tombe illustri, architetture funerarie, esilaranti sensibilità sepolcrali. Disegneremo il percorso di un trekking tombale che può rappresentare un’esperienza nuova, forse foriera di consapevolezza che rispolvera memorie civiche, storiche e artistiche.

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A Verona primeggia per importanza e grandezza il Cimitero Monumentale, maestosa costruzione neoclassica di Giuseppe Barbieri della prima metà dell’800 che, rispondendo alle nuove esigenze sepolcrali delle illuminate e illuministiche leggi napoleoniche, indicava i luoghi per la sepoltura extra moenia (ovvero esterni alle aree abitate).

Il cimitero accoglie i visitatori con una coppia di leoni accasciati e stanchi, tanto che la loro caratterizzante presenza suggerì ai veronesi l’attribuzione dell’ironico appellativo “Albergo ai Due Leoni”, nel quale trovare un alloggio perpetuo.

Una volta entrati, saremo accolti da un trionfo di colonnati intervallati da pantheon. Quello che si erge al centro dell’ala di sinistra è il famedio con le tombe degli “illustri” veronesi, mentre sul lato destro quello dei benefattori. All’interno dei due riposano tante vecchie conoscenze scolastiche per chi ha studiato presso gli istituti fondati o ispirati dai vari Don Calabria, Bon Brenzoni, Betteloni, Aleardi, Pindemonte, Montanari, Messedaglia, Provolo, Mazza, Bertoni. Il poeta di Verona, Berto Barbarani, troneggia con busto pensoso vicino a Salgari e, rimanendo all’Ingenio Claris, notiamo i nomi dell’editore Arnoldo Mondadori e dello stesso ideatore del complesso cimiteriale, l’architetto Barbieri che, si legge sull’epigrafe, “per l’estrema dimora de’ suoi cittadini trasse a significazione più ampia la forza austera del ritmo dorico”.

Ricca di omaggi, in forma di grafie con dediche di artisti futuristi, è la lapide di Umberto Boccioni, non semplice da scovare (fatevi aiutare dalla mappa elettronica stana-defunto posto all’entrata del Monumentale), ma la ricerca avrà anche lo scopo di trovare una relazione tra il grande artista e il retro delle monete da 20 centesimi di conio italiano che tenete in tasca (sciarada artistica-sepolcrale).

Cimiteri briosi tomba Umberto Boccioni dedica di Gino Severini Cimitero Monumentale Verona

Possiamo inoltre improvvisare una caccia agli epitaffi più curiosi o esilaranti scritti sulle tombe dei defunti veronesi in quasi due secoli di vita del cimitero. Formano un elenco formidabile di espressioni auliche e desuete, aggettivi ricercati e forbiti quanto romanzeschi e melodrammatici. Così come del defunto Antonio “il meglio di lui il mondo ignorò” tanto Alessandro “volle su questa lapide scolpito DAL NULLA TORNO NEL NULLA” e Nicola, con un riuscito calembour semantico, “seppe cattivarsi simpatie”. Domenico lascia inciso sulla lapide un biografico gioco enigmistico con quattro nomi e altrettanti aggettivi da appaiare: marito, cittadino, cristiano e lavoratore da abbinare a affettuoso, integerrimo, convinto e indefesso. Ora facciamo attenzione perché precipiteremo giù dalla collina dell’umiltà incontrando dapprima una vedova addolorata che “intanto fra si grave jattura” (per la morte del marito) spera “nel gaudio del dì che mai non tramonta”. Poi conosciamo Antonietta che “vagheggiata dal cielo, rispose al suo sorriso e abbandonò la terra” mentre alla base dell’altura troviamo Rosa che, superando tutte le precedenti in perfezione, dalla lastra proclama “o visitatore che passi, soffermati qui donde viene il sospiro che un’anima santa da quest’urna invia”(Brrr…). Ma anche altri defunti trovano opportuno rivolgersi ancora e direttamente a noi visitatori, o meglio, turisti cimiteriali. Infatti, da sotto un grande occhio inciso nella pietra sepolcrale del colonnato, si spiega una frase memento mori “Ciò che sarete voi noi siamo adesso, chi si scorda di noi scorda se stesso”. Senza malizia collezioniamo epigrafi piccanti, come quella di Giuseppina che “il Fato la ricongiunse al suo Orfeo nel gelido amplesso della tomba”, o Maria “adorna dei più rari preci del suo sesso”.

Sublimi è l’aggettivo che veste pienamente le sculture che animano il colonnato delle due braccia del campo principale del cimitero. Possiamo ammirare un’inaspettata e formidabile collezione di statue in marmo e bronzo molte delle quali create da talentuosi artisti. Le varie rappresentazioni scultoree sono ricoperte da una decadente coltre di polvere che, parafrasando Anné Françoise, come sui libri e sulle bottiglie di vino, è qui nobile e tollerabile.

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Di atmosfera sospesa e di attesa è pregno l’eterno villaggio vacanza (dalla vita terrena) composto dalle tombe-famiglia a ridosso dell’entrata cimiteriale di Via Torbido. E’ surreale passeggiare tra i sinuosi vicoli ombreggiati da palme patrizie, oleandri e roseti da buen retiro, oppure sostare sulle panchine della piazzetta circolare e percorrere la via principale che attraversa il borgo dei sonni eterni. La presenza di copiosi tentativi d’emulazione di stili, monumenti ed esperienze architettoniche famose e internazionali, rappresenta un’opportunità unica per esercitarci nel celo-manca del proprio personale manuale di cultura architettonica. Il gioco accademico spazierà dalle copie in scala ridotta della Tomba Brion di Carlo Scarpa, della cappella di Rochamp di Le Corbusier, della romanicissima basilica di San Zeno (imperdibile!), alle forme decostruttiviste di Daniel Libeskind. Troviamo poi caleidoscopiche soluzioni per tutti i gusti, come il vertiginoso tentativo di rilettura in chiave modernista delle Arche Scaligere, impavide rivisitazioni anni sessanta del Bauhaus, bunker funerario stile Metropolis, pagoda cementizia provvista di pianta rampicante, tempio simil-greco, monumenti all’italica litoceramica e ardite geometrie con piastrelle monocromatiche..

Dal 2005 una parte del Monumentale è stata destinata ad accogliere i fedeli delle Comunità di religione diversa da quella cattolica, che prima dimoravano all’esterno del complesso cimiteriale. Così nel verdeggiante e tranquillizzante prato a destra del tempio-ossario dei  “Mortuis in bello” è avvenuta la traslazione delle salme dei Valdesi, dei Mormoni e, in un angolo tra i due, trova una collocazione anche il campo della piccola comunità Bahai . Un tempo, oltre agli acattolici, era usanza seppellire in campi esterni anche i bambini che non avevano ricevuto il battesimo, ovvero coloro le cui anime erano indirizzate al Limbo (quest’ultimo luogo mitologico fu definitivamente chiuso nel 2007 dal Papa Benedetto XVI). Ora l’evoluzione antropologica acconsente una più democratica ed ecumenica collocazione per tutti.

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La geografia cimiteriale veronese non si conclude al Monumentale, si allarga al corollario di cimiteri delle frazioni e quartieri che circondano la città. Anche questi riservano vivaci sorprese. Il kitsch è ben rappresentato al cimitero di San Michele Extra dove ci colpirà l’ingombrante visione delle tombe-condominio (ovvero la risposta casalinga alla tematica mondiale dell’urbanizzazione e all’ideazione dei cimiteri verticali). A destra dell’entrata verremo attratti dalla folgorante presenza rosa-salmone della tomba famiglia provvista di campanello e veranda fiorita.

Del cimitero ebraico di Borgo Venezia abbiamo già fatto menzione nel post “Jews is news”, e rinnoviamo l’invito per una visita che ci consente di bearci di atmosfere tanto bucoliche quanto gotiche riscoprendo un’intensa parte della Storia europea degli ultimi secoli.

Spostandoci invece per una piccola gita fuori città, possiamo visitare nel camposanto di Bussolengo una singolarità tutta cimiteriale: il luogo dove vengono seppelliti i clown. La cripta sotto la chiesetta dà infatti l’ultima dimora a trapezisti, giocolieri e a tanti altri circensi che, dopo una vita picaresca, chiudono lo spettacolo in questo luogo alle porte di Verona.

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Rimanendo a vagare per la provincia veronese possiamo vivere l’esperienza avvolgente dell’ascolto di musica sacra e classica all’interno del cimitero di Bovolone. Un moderno impianto audio permette di accompagnare la visita ai defunti con l’ascolto di brani scelti per il particolare contesto. Da queste parti non si potrà più parlare di silenzio di tomba perché ora anche il cimitero ha la sua playlist.

Anche nella categoria dei cimiteri ci sono le new entries e in perfetta linea con la contemporaneità presentiamo thegravepost.com, un portale social per i followers del caro estinto. Liberati dalla dura pietra che li ha sepolti, il morto 2.0 ha l’opportunità di dialogare ancora ed eternamente con noi attraverso foto, pensieri, biografie e genealogie contenute nella propria pagina-lapide.

L’auspicio che ci auguriamo è che il cimitero, quello frequentato da una vita o quello visitato una sola volta durante una vacanza, possa diventare un luogo, forse il più impensabile, che raccontandoci storie senza geografia, ci insegni a vivere (meglio).