Verde Veronese

verde veronese

Non più, o non solo, gialloblù, Verona è anche verde. Il verde scaligero che intendiamo presentare in questo post è quello di cui si colora la città quando riesce ad ospitare un’aiuola, un parco, un giardino pubblico oppure un balcone fiorito o una pianta di cappero che conquista uno spazio verticale tra gli interstizi delle mura.

Il Veronese Verde collection

Il verde a Verona vanta un capitolo speciale nella storia della pittura perché un nostro concittadino, Paolo Caliari, seppe creare e utilizzare una nuance unica che contribuì a caratterizzare le sue opere. Da allora i pittori di tutto il mondo possono scegliere nella tavolozza dei colori il Verde Veronese per dipingere le proprie creazioni.

Verde Veronese, coloreIl verde, così diffuso e dirompente nelle grandi opere del Veronese, è molto meno utilizzato sulla tela urbanistica. Tuttavia non mancano testimonianze, interventi e racconti che lo possano presentare. Come concetto green, ovvero di verde urbano, Verona colleziona antichi giardini, piante monumentali e nuovi parchi pubblici.

Improvvisiamoci cercatori d’alberi e partiamo dal sofisticato Giardino Giusti. Questo Eden urbano si trova all’inizio dell’omonima via e si intravede dietro la cancellata del cortile interno. Lo sguardo offre un allestimento teatrale che ha visto in scena un elenco di famosi visitatori, una lista lunga come il viale dei cipressi che conduce alla grotta delle stalattiti. Noti personaggi del passato, all’epoca del Grand Tour, sono venuti a conoscere l’originalità delle forme botaniche e del labirinto vegetale ospitate nel giardino all’italiana. Citiamo, uno per tutti, Goethe al quale è stato dedicato, in ricordo della sua visita, il grande albero di 500 anni che si trova a sinistra dell’ingresso del giardino.

Giardino Giusti, Verona

Agli ex Orti Scaligeri in Piazza Indipendenza (o delle Poste) ha dimora da più di 200 anni la coppia di Ginkgo biloba, una pianta considerata fossile vivente perché le sue origini risalgono a 250 milioni di anni fa e che in autunno regala una gigantesca nuvola gialla e un invitante tappeto cromatico che attira i veronesi in un gioioso pellegrinaggio. Il suffisso “biloba” attiene alla caratteristica foglia a doppia lobatura dell’albero giovane che crescendo si satura assumendo la forma di un nipponico ventaglio.

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Rimanendo all’interno dell’ex brolum magnum scaligero (i Giardini di Piazza Indipendenza), un maestoso platano stende i suoi rami e sfoggia l’immensa chioma regalando un grandioso tetto naturale per le giornate assolate o piovose. La spettacolare ampiezza dell’albero ricorda l’esplosione lentissima di un seme, Bruno Munari dixit.

Il cedro del Libano in piazza Bra troneggia in tutta la sua maestosa grandezza, tranciata qualche anno fa da una tromba d’aria che l’ha reso acefalo. I suoi lunghi rami si stendono benedicenti sulla testa dei passanti quasi a voler cogliere la loro attenzione. Quest’albero, citatissimo nell’Antico Testamento, è l’emblema della forza, della grandezza e dell’immortalità. Un filosofo greco dell’antichità disse: “Il cedro non marcisce; fare in cedro le travi delle nostre case è preservare l’anima dalla corruzione”. Infatti, essendo simbolo di incorruttibilità, gli ebrei lo utilizzarono per costruire la struttura del Tempio di Gerusalemme. Dopo questa citazione verrebbe voglia di utilizzare il cedro del Libano in tutti gli Uffici Pubblici.

Nel Parco delle Colombare, storico giardino pubblico della città, andiamo come a far visita a un vecchio parente. Appena varcato l’arco di ingresso scendiamo subito a sinistra lungo il sentiero accanto alla casa del custode. Proseguendo attraverso il prato troveremo un gigantesco gelso che quando è rivestito di foglie difficilmente si riconosce che è un albero. La scoperta avviene quando il sentiero attraversa i suoi rami inarcati che creano una grotta vegetale. D’inverno lo spettacolo è forse ancor più suggestivo perché le sue nude propaggini si possono ammirare in tutta la loro ragguardevole estensione e caparbia tensione.

Parco delle Colombare, Torricelle, Verona

L’area verde più panoramica è invece quella del parco di Alto San Nazaro con vista privilegiata sulla città e inconsueto skyline dei campanili di Veronetta e del centro storico. A quest’ultimo parco fa da contraltare quello del Castel San Pietro sulla collina opposta. Questo parco di recente riqualificazione nasconde una grande scultura ricavata da un tronco d’albero che ospita, tra i suoi legnosi capelli, i simboli della storia veronese.

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Il percorso più lungo che si può intraprendere, immersi nel “Verde Veronese”, è quello che si realizza unendo i parchi creati dalla zone militari che costituivano il sistema difensivo delle mura della città. Percorrendo il Parco delle Mura a Nord e a Sud dell’Adige, seguendo un percorso a singhiozzo, ci muoveremo lungo un cammino verde e circolare, foriero delle successive visite ai parchi ubicati nei quartieri sorti extra muros. I giardini pubblici che andremo a raccontare sono oasi di distensione dalla congestione urbana, chiazze di colore che ravvivano il grigiore urbanistico, spazi aperti dove poter distendere i pensieri e gli arti.

Il Parco San Giacomo è la piazza verde di Borgo Roma che magnetizza le vite dei residenti di Verona Sud. Pur avendo pochi anni di vita ha già una biografia di tutto rispetto con un carnet fitto di eventi di ogni genere che animano i prati del quartiere. Esiste l’omonima pagina Facebook dove postare le foto dei San Giacomo Lovers e il Parco ospita inoltre l’iniziativa PTG, ovvero il Personal Trainer Gratuito che, in puro stile low budget & good vibes, introduce all’attività fisica chi si avvicina per la prima volta a uno stile di vita salutistico.

Parco San Giacomo, Verona

Continuando a gironzolare per aree verdi, arriviamo a San Felice Extra dove è stato inaugurato pochi anni fa il parco più campanilistico della città, il “Verona campione d’Italia 12/05/85”. Ma il nome più originale è forse il “Bosco dei nuovi nati” che si trova nel Parco Nord dell’Adige e precisamente all’interno dell’ansa del Saval: ospita la piantumazione degli alberi effettuata in occasione della nascita dei nuovi concittadini.

Inforcando la bicicletta raggiungiamo Mizzole per incontrare l’altro albero monumentale della città. All’ingresso della frazione si trova la cappella di Sant’Eurosia che ospita al suo interno un frassino. La Santa salvò dalla peste gli abitanti del luogo e quando ripeté il miracolo, salvandoli anche dai bombardamenti della guerra, venne costruita l’attuale cappella che racchiuse il capitello e il frassino in una improbabile ma divertente forzata coabitazione.

Frassino Sant'Eurosia, Verona, albero

Proseguendo con l’escursione in bicicletta raggiungiamo il parco di Bosco Buri e quello adiacente di Villa Buri. Quest’ultimo ospita un orto botanico, un giardino all’inglese e tra le numerose piante che vi dimorano segnaliamo i tre platani, fratelli, che si innalzano come colonne a sostegno del cielo che sovrasta il parco. Nei parchi di Villa e Bosco Buri si va per fare conoscenza dei nomi degli alberi, per praticare il trees hugging e per mostrare le proprie abilità nel destreggiarsi al barbecue festivo.

Proviamo ora a declinare il concetto green in molteplici forme per allargare il numero di soluzioni percorribili per creare un habitat quotidiano più vivibile. A Verona un esempio di selvicoltura urbana è rappresentato dal Bosco delle Torricelle, composto da pino nero e cipresso. Si tratta dell’area della Baccola che lasciando la Valdonega prosegue poi fino al Castello di San Felice. Durante la dominazione austriaca la zona, adiacente alle mura, era stata privata della vegetazione per ragioni difensive. Successivamente è stata oggetto di recupero boschivo scegliendo piante resinose e con sviluppo verticale che gareggiano in altezza con le torri medioevali. La selvicoltura urbana potrebbe aiutarci a sfatare le buie previsioni di Chateaubriand quando afferma che le foreste precedono i popoli, i deserti li seguono. In effetti gli alberi umanizzano il paesaggio urbano molto meglio di quanto sa fare l’uomo e forniscono beneficio estetico, sociale ed economico (forse anche salvifico) agli abitanti. Inoltre l’immersione nel bosco, il Forest Bathing, è un’efficace tecnica anti-stress. Questa nuova e antichissima pratica rigenerativa trova il suo principio base sui monoterpeni, sostanze volatili rilasciate dal fogliame degli alberi che hanno un effetto benefico sul nostro sistema immunitario. La selviterapia è totalmente gratis et amore Dei.

Selvicoltura

Poco presente il guerrilla gardening, forma di protesta fatta con graffiti vegetali, che purtroppo non ha trovato ancora terreno fertile a Verona. In attesa che attecchisca e che dia i suoi gustosissimi frutti metropolitani, documentiamo alcune timide testimonianze recenti e suggeriamo di luoghi dove mettere radici.

Guerrilla gardening, verona

Nello stesso filone guerrigliero ricordiamo i poetici inserti vegetali che i nostri nonni ci hanno lasciato e che ancora oggi resistono a testimonianza di un passato ancora ricco di idee e creatività: sono le vigne e le piante rampicanti che sbucano nodose dall’uscio di vecchie case.

Vigna rampicante

Molti balconi del centro storico gareggiano in bellezza con quello più monumentale e famoso. I micro giardini pensili che abbiamo trovato rappresentano l’esternazione della green attitude dei proprietari degli appartamenti dai quali sbucano. Rivitalizzano con boccate d’ossigeno lo scenario stradale e contribuiscono ad alimentare quella metamorfosi visiva che solo il verde infonde alla città.

Green Party on balcony_

Verona non è città che si sviluppa in altezza, tuttavia possiamo ospitare alcune forme di vertical garden che si collocano sulle superfici delle mura e delle facciate dei palazzi. Creano dei veri living wall che propongono soluzioni alternative al verde cittadino armandosi di fantasia e sfidando la gravità. Nella prima immagine il monumento è attorniato da una cornice vegetale, nella seconda troviamo, accanto al menù di un ristorante del centro, un omaggio all’artista Mosstika e ai suoi moss graffiti creati col muschio.

Vertical gardens Verona

Il verde è considerato un colore appagante per gli occhi e lo spirito, gli antropologi attribuiscono questa sua proprietà all’appartenenza dell’uomo alla specie mammifera. Un retaggio ancestrale che ci porterebbe a sentirci sereni e appagati per il fatto di riconoscere nel colore verde il cibo del quale i mammiferi si nutrono principalmente. Ecco che secondo questa teoria il verde gioca un ruolo primordiale, scegliere una cucina verde o dipingere il tinello di questo colore dovrebbe aiutarci a contenere e regolare le abbuffate caloriche perché il suo cromatismo primitivo dovrebbe indurci a lenire la fame (già provato, non funziona: deduco di appartenere ad altra specie).

Esposione lentissima di un seme